Uzbekistan

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Oggi è il settimo giorno che siamo tornati dall'Uzbekistan. A Samarcanda la nostra camera aveva il numero 7 e noi siamo stati scelti dalla casa. Mi sembra un buon inizio per raccontare i luoghi magici che abbiamo visitato in due settimane. Un po' di mistero nella vita ci vuole. Un saggio ha detto: "Per completare il lungo viaggio e superare gli ostacoli bisogna applicare il mistero alla vita quotidiana".

Il primo ostacolo subito alla partenza è stato il guasto dell'aereo della Turkish Airlines. Dopo un quarto d'ora di volo siamo rientrati a Malpensa. Invece di trascorrere una notte in volo, abbiamo trascorso una notte all'hotel Ibis vicino all'aeroporto. Abbiamo perso un giorno a Tashkent ma il tempo che avevamo a disposizione era sufficiente. Posso dire che ci è andata bene.

Saluti da Malpensa

Il desiderio di visitare uno dei Paesi del "Sovietistan" è nato quattro anni fa quando ho lessi il libro di Erika Fatland con questo titolo. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991 sono nati gli Stati "...stan", Uzbekistan, Turkmenistan, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan dove stan significa casa. Ultimamente l'Uzbekistan è diventata una meta turistica molto gettonata. Basta nominare la Via della seta e già la mente viaggia attraverso il deserto, verso terre lontane ricche di ogni ben di dio. Naturalmente i cammelli erano il mezzo di trasporto e ci sono anche adesso, ma non svolgono più questo ruolo.

Il mio mezzo di trasporto preferito è il treno. Quando ho letto che in Uzbekistan si può viaggiare benissimo con i treni e che loro sono molto orgogliosi delle loro linee ferroviarie, ho deciso anche io di utilizzarli per muovermi all'interno del Paese. Devo dire che la parte più complicata nell'organizzare il viaggio è stato proprio l'acquisto dei biglietti. E' necessario innanzitutto registrarsi sul sito e solo dopo diversi tentativi, e senza capire proprio tutto quello che stavamo comprando sul sito delle ferrovie uzbeke, ci siamo riusciti. Da Tashkent a Khiva con un treno notturno di 16 ore, Khiva - Bukara 7 ore e Samarcanda - Tashkent con uno veloce 2 ore e mezzo ore di viaggio. Il treno è un modo umano di muoversi perché permette di socializzare con la gente del posto e, in questo caso, anche di dormire insieme. Si può dire che è un viaggio nel viaggio. La prima volta ho fatto questa esperienza in Ucraina da Kiev a Odessa ed è stato bello rivivere le stesse emozioni.

Le 13 notti sono state così divise cosi: 3 a Tashkent (1 all'inizio e 2 alla fine), 3 a Khiva, 2 a Bukhara, 2 a Majrum (Nurata) e 3 a Samarcanda.

Inserire 2 giorni nella riserva naturale di Nurata per allontanarsi un po' dal solito itinerario turistico è stata un'ottima scelta. Per raggiungere questa località ho contattato un'agenzia locale che mi ha procurato una macchina con autista. Devo dire che il soggiorno in famiglia è stata la parte più bella del viaggio. Ringrazio la mia amica Ilaria che è stata l'anno scorso da loro e mi ha suggerito di andare proprio là.

Prima di scrivere cosa ho visto in Uzbekistan vorrei dire cosa ho sentito e provato in Uzbekistan. La gente è genuina, un po' ingenua, curiosa verso il prossimo, gentile. Non credevo che ci fossero ancora posti dove ti chiedono di fare la foto con loro e non ti chiedono i soldi per farla. Tanti anni fa anche in Birmania una ragazzina mi ha chiesto di fare la foto con lei e stavolta è capitato a Samarcanda. Mi sono commossa davanti a uno spettacolo folcloristico a Khiva. A casa dalla famiglia uzbeka, guardando i bambini sorridenti che giocavano sui prati verdi, ho pensato che il paradiso debba essere così. A Bukhara, il giorno dopo il mio compleanno, ho avuto un'esperienza, una lezione che non dimenticherò mai.

Adesso posso tornare all'inizio del viaggio; Tashkent è la capitale, dove per prima cosa abbiamo visitato il grande mercato Bazar Chorsu. Sotto una cupola verde su due piani sono disposti tantissimi generi alimentari, dalle spezie alla frutta secca al secondo piano e tutto il resto al pianoterra. Al bazar siamo arrivati con la metropolitana partendo dalla stazione Kosmonavtlar, dedicata ai cosmonauti. La stazione è sontuosamente decorata e molto pulita. Nella vecchia Tashkent ci siamo fermati nella nuova colossale moschea del venerdì Hazroti Imom. Accanto c'è un cantiere dove stanno costruendo un'altra moschea, ancora più grande. In questo luogo ci sono proprio gli abitanti del posto, i turisti stranieri invece sono quasi inesistenti. Al supermercato ho preso delle provviste per il viaggio in treno, seguendo i consigli trovati in rete. Quando ho visto il nostro convoglio in stazione ho sentito battere il cuore fortissimo. L'avventura stava per iniziare e come per magia un uzbeko, un po' brillo, ha abbracciato mio marito augurandogli buon viaggio.

Mercato Bazar Chorsu Moschea del venerdì Hazroti Imom Stazione ferroviaria di Tashkent Auguri di buon viaggio

Nel corridoio del treno, subito dopo la partenza, ho sentito la voce di una ragazza che veniva verso di me e diceva: “Siamo gli unici occidentali sul treno!" Mi sono girata e ho detto: "Mi dispiace ma ci siamo anche noi." Siamo scoppiate a ridere. Lei era con i genitori e il fidanzato e tutti e quattro erano visibilmente emozionati per questo viaggio. Incontrare la gente così è bellissimo.

Arrivati a Khiva ci siamo fermati in stazione in un bar per fare colazione. L'esperienza culinaria dei piatti locali è iniziata con gumma e samsa. Entrambi fanno parte del fast food locale, sono fritti, ripieni con carne e molto gustosi. A piedi siamo arrivati all'ingresso della cittadella costeggiando le spesse mura di mattoni crudi. Dal primo momento l'impressione era da mille e una notte. Anche la nostra sistemazione in una madrasa molto bella è stata importante per vivere questo sogno. L'atmosfera rilassata, l'assenza di macchine, la tranquillità e la bellezza non lasciano indifferenti nessuno. È un museo a cielo aperto, per alcuni un po' finto, ma a noi è piaciuto molto. Cenare al ristorante Terrassa è un "must" non solo per il buon cibo, ma soprattutto per la vista al tramonto quando cambiano le luci e le ombre sui palazzi. Quando scende la sera è molto suggestivo passeggiare nella città illuminata e silenziosa.

Minareto Kalta Minor era inacessibiledall'interno per la restrutturazione Un bellissimo spettacolo folcloristico a Khiva Le mura di Khiva Cena uzbeka al ristorante Terrassa Khiva di notte è molto romantica

A Bukhara abbiamo trascorso un giorno intero più due sere. Anche lì eravamo alloggiati in una madrasa vicino alla piazza principale, Lyabi-Hauz. Nel centro della piazza c'è una vasca con l'acqua e i tavoli del ristorante intorno. L'atmosfera è vivace e rumorosa, tipicamente turistica ma nello stesso tempo autentica. La gente si incontra in piazza per fare due chiacchere o per una partita a scacchi. Per un attimo ero preoccupata di non riuscire a vedere tutto quello che volevo, ma alla fine il tempo è stato sufficiente. Soltanto per raggiungere la madrasa Char Minar, con i suoi quattro minareti, abbiamo preso un taxi. La visita alla fortezza Ark, la parte più antica di Bukhara, è stata un po' faticosa per il caldo e per i molti turisti. Non era l'unico motivo, avevo la testa in un altro "film". Vicino alla moschea, fuori dalle mura, abbiamo trovato un bar per rinfrescarci. Mentre ascoltavamo la preghiera seguita da tanti credenti presenti in piazza, bevevamo la coca cola perché nelle vicinanze delle moschee non si servono gli alcolici. Ho letto che a Bukhara c'è una comunità ebraica, oggi molto diminuita. Siccome eravamo pochi passi dal quartiere siamo andati a visitare la sinagoga. Purtroppo, il cimitero ebraico l'abbiamo visto soltanto dalla porta d'ingresso perché eravamo fuori orario. Un uomo in uniforme e con fucile ci ha lasciati sbirciare ed è stato il massimo che si potesse ottenere da lui. Non ho mai visto un cimitero ebraico così curato, con le panchine e un bel verde.

Una strada con negozi a Bukhara Affronto tutto con sorriso Ora di preghiera all'esterno di una moschea Bukhara illuminata di notte Char Minar con i suoi 4 minareti

Alle ore 10 puntale si è presentato il nostro autista Safar. Comunicare con lui è stato divertente, capiva poco l'inglese e parlava uzbeko, tagiko e russo. Da un anno è in pensione e deve lavorare perché con 70 dollari al mese non ce la fa. Quando lavorava ne guadagnava 500, una bella differenza. Nei tre giorni passati insieme si è instaurato un bel rapporto. Lungo la strada verso Majrum, dove eravamo diretti, abbiamo fatto diverse soste; pranzo, laboratorio di ceramica, sorgente di Chashma e la fortezza di Alessandro Magno. Ho bevuto l'acqua dalla fonte e non mi sono fatta impaurire dalla presenza di pesci neri che nuotavano dentro. La gente viene in questo luogo sacro per curarsi con quest'acqua miracolosa. A quanto pare anche il grande condottiera ha deciso di costruire la fortezza lì proprio per la presenza della fonte miracolosa. Dalla costruzione non è rimasto quasi niente, ma il panorama è bello.

Sorgente di Chashma si trova vicino a Nurata Acqua è diventata miracolosa dopo la caduta di un meteorite

L'accoglienza dalla famiglia di Muhammadali Guest House è stata calorosa, come una visita ai familiari. Quando ho fatto vedere la foto dalla mia amica Ilaria con loro, lo stupore si è unito alla gioia. Hanno portato il libro con le poesie di Ilaria e mio marito ha iniziato a leggerle a voce alta mentre noi sorseggiavamo un tè. È stato il primo momento magico. Potrei scrivere tanto su questo soggiorno, ma non sono brava come gli scrittori russi che ammiro e di cui mi venivano immagini dei loro racconti. Ecco, solo una frase che riguarda un momento che mi ha colpito tanto: al tramonto le donne con i bambini sono salite sulla collina per prendere l'aria fresca. Non lontano dalla loro casa c'è un albero sacro, un gigante sempre verde di cui non si conosce l'età. Secondo una delle leggende è stato piantato dai soldati di Alessandro Magno. Per arrivarci abbiamo attraversato una zona bellissima, piena di ruscelli e piante con un intenso profumo. Il paradiso sulla terra, ho pensato, e poi ho visto il magnifico albero. Spontaneamente mi è venuto di togliere il capellino davanti all'albero prima di fare la foto. Ho portato a casa da casa loro due sacchetti di noci, albicocche secche e palline di formaggio. Uno era un regalo per me e l'altro per Ilaria.

Albero sacro, Uzbekistan, villaggio Majrum Noi e l'albero Tutti fuori casa per godersi il tramonto Una foto ricordo prima di lasciare questa bellissima famiglia

Prima di arrivare a Samarcanda abbiamo fatto una sosta al lago Aydar, "il mare turchese tra il deserto", il nome affettuoso dato dagli uzbeki. Il lago è salato, stretto e lungo e quando ci siamo fermati il vento soffiava forte. In giro non c'era nessuno, è ancora presto per la stagione balneare.

Samarcanda, la perla preziosa e leggendaria dell'Asia centrale, all'epoca il centro del mondo, ha conservato l'atmosfera magica. Magico è stato anche soggiornare nel Rabat hotel, nel quartiere ebraico. L'antica casa diventata hotel pare scelga gli ospiti; così mi ha detto Vlad, il proprietario porgendomi la chiave della camera 7. "Non pensare che tu abbia scelto la casa, la casa ha scelto te", ha spiegato meglio. Ci siamo trovati di nuovo in "famiglia" e questa volta la comunicazione è stata in perfetto inglese. Il Registan, la parte più antica della città, l'abbiamo visitato di sera. È aperto fino a mezzanotte e abbiamo assistito allo spettacolo delle luci. Devo dire che è suggestivo sia di giorno sia di notte, ma il luogo più emozionante per me è stato Shah-i-Zinda. Il nome significa "Tomba del re vivente". In un viale di mausolei decorati, salendo le scale, mi sono trovata immersa nel colore turchese e blu delle bellissime piastrelle. In due giorni abbiamo visitato tutto quello che c'era da visitare e abbiamo esplorato un po' anche la parte nuova dove ci sono le università. Una sera siamo andati a cena, sul consiglio di Vlad, in Pub Street, a Bochka. Ci è piaciuto questo bar con ottima birra locale, salsicce e patate. Nella parte vecchia intorno al Registan non ci sono tanti posti per mangiare e a volte diventa un problema. Prima di lasciare Samarcanda, i gestori dell'hotel ci hanno suggerito di andare a visitare la nuova città eterna di Samarcanda, The New Eternal City. Questa città turistica inaugurata due anni fa è costruita accanto agli alberghi di lusso e ricorda un po' Dubai. Ancora non sono in funzione tutti gli spazi predisposti per le attività commerciali. I ristoranti, le vinerie, i laboratori artigianali offrono un buon livello di prodotti locali in un ambiente piacevole. Abbiamo apprezzato mezza giornata di relax prima di salire sul treno veloce "Afrasiyab" per Tashkent.

Registan è la parte più antica di Samarcanda Le due tigri sono il simbolo di Samarcanda Registan di notte è davvero affascinante

Il miglior hotel era Rabat di Samarcanda Città eterna è una ricostruzione moderna di Samarcanda Gli uzbeki sono molto curiosi e gentili

Tornati al punto di partenza, volevamo salutare Amir Timur passando dalla piazza dove c'è la sua statua sul cavallo. Durante il viaggio abbiamo visitato la sua tomba a Samarcanda e abbiamo approfondito la sua conoscenza. Dalla piazza parte la "Broadway street", una strada vivace dove si beve, mangia, si tira con l'arco, si gioca ping-pong, si acquistano oggetti di antiquariato. Intorno c'è una bella zona verde e di giorno poca gente. Alla sera, dopo tutta la giornata a spasso per la città, ci siamo fermati al ristorante “Art plov”, vicino al nostro albergo. Plov è il piatto tipico e più famoso dell'Uzbekistan a base di riso, carne e verdure, davvero ottimo.

Al mattino dell'ultimo giorno siamo andati alla cattedrale dell'Assunzione, una bellissima chiesa russa e ci siamo ricordati dei nostri cari scomparsi di recente.

Monumento ad Amir Temur, da noi meglio conosciuto come Timur Lenk, in Tashkent Nella famosa Broadway Street si può anche tirare con l'arco Chiesa ortodossa, in effetti è la Cattedrale dell'Assunzione

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