Tibet e Cina

Dal 22 Giugno al 6 Luglio 2013
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Il gruppo davanti al monastero di Potala, Lhasa, Tibet "Il mondo è così com'è e non come ce lo descrivono gli altri e perciò vado a vederlo coi miei occhi." Questa frase è di Aldo, il mio amico viaggiatore con il quale sono partita per la quarta volta per vedere il mondo coi miei occhi. Dedico a lui la breve introduzione su questo viaggio sperando che lui mi dedichi il suo prossimo libro.

Aldo ha voluto andare in Tibet ed è stato lui ad organizzare "il trip". "Aldo's trip" con cinque partecipanti, il numero minimo del gruppo per l'agenzia cinese con la quale siamo andati. Scelta del Tibettravel era per il prezzo più basso richiesto, per il tour che volevamo fare. Io ho scritto l'itinerario e l'agente turistico Polly Guo lo ha confermato mandandoci il preventivo. Il risparmio era notevole, in confronto ai prezzi delle agenzie italiane e tedesche. Il nome di Polly lo messo solo per avvisare i viaggiatori; se non avete tanta pazienza, i nervi saldi, spirito di adattamento e di avventura, lasciate perdere. Comunque, il viaggio è andato bene. Abbiamo visto più di quello che ci aspettavamo e la fatica fatta non era poca. Tra i treni, aerei e le macchine, le ore trascorse sui mezzi di trasporto erano tante.

Per la prima volta ho provato il mal di montagna, rimettendo sul treno per Lhasa, dopo che abbiamo passato il punto di 4213 metri. Ci siamo fermati in una stazione e ho fatto la foto della targa che indicava l'altezza. Ogni tanto guardavo Aldo e mi chiedevo come faceva a stare bene in quelle condizioni avendo anche una certa età... non è umano?! È umano? Bella domanda, com'è "essere o non essere?" Aldo è un essere umano resistente e lo ha dimostrato. Il desiderio di vedere le cose, di conoscerle, il desiderio di imparare, di amare, di vivere è una forza immensa. Ad alcuni anche una vita è troppa ed agli altri non bastano mille. Una sera, mentre camminavamo per le vie di Xi'an, ha detto: "Io ci devo tornare." "Dove?" "In un'altra vita, vorrei fare il 'reset' come si fa sul computer per partire da capo". Nel buddismo la morte è il passaggio verso la rinascita, la reincarnazione. L'anima non muore mai, è eterna. Sono sicura che il mio amico nella prossima vita continuerà il viaggio ntrapreso chissà quante vite fa.

Una colonna in Tibet molto colorata per una festa religiosa dei Buddisti Per le strade di Pechino in un risciò Uno dei numerosi mercati in Cina

Il Tibet è la spiritualità e ognuno di noi a modo suo ha riflettuto sulle cose viste e raccontate. Tante domande e tanti dubbi nati nel profondo dell'essere che come ogni essere ha bisogno di conoscere le risposte sulla vita e sulla morte. Siamo esseri pensanti, il nostro cervello ha la funzione di elaborare i dati raccolti dagli organi periferici e darci la risposta. Perché spesso ci chiediamo se la risposta è giusta? Quello che vediamo, sentiamo, tocchiamo è la risposta? Ci rimane la sensazione che ci sfugge qualcosa, che non è quello che vediamo, sentiamo, tocchiamo, tutta la verità che cerchiamo.

I maestri cinesi riescono da un solo pezzo di giada produrre 4 palle, una interno l'altra. L'officina dove si producono le statue in bronzo, e dopo si colorano L'anatra alla pechinese tagliata da un cuoco Degustazione di tè in una tè room

Ho iniziato l'introduzione con la frase di Aldo che ha messo su facebook per finire con la citazione di H. Hesse che ho sulla mia pagina di facebok. In nulla al mondo credo tanto profondamente, nessun'altra idea mi è altrettanto sacra quanto quella dell'unità: l'idea che l'universo sia un'unità divina, che ogni dolore, ogni male consista solo nel fatto che noi individui non ci sentiamo più come parte inscindibile del tutto,e che l'io considera se stesso troppo importante.

Pechino