Sulla strada per NepalDal 2 Luglio al 5 Luglio 2013 |
SpaziOso
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Nepal non abbiamo raggiunto, non faceva parte del nostro programma, voglio metterlo subito in evidenza. Partendo da Lhasa per Gyntse, Shigaze e come l’ultima destinazione Sakya, un pezzo della famosa strada di amicizia che collega Katmandu con Lhasa l’abbiamo fatta. Qualcosa incompleto bisogna pure lasciare, per riprenderlo al prossimo viaggio. Attraversare le montagne, toccando i 5000 metri, con i scenari spettacolari; il Lago Yamdrok, grande lago sacro dove ci siamo sbizzarriti a fare le foto con i cani tibetani, i yak e gli agnellini che ci hanno messo in braccio, insomma, un assalto dalla gente del posto che naturalmente voleva i soldi per le foto. In lontananza si vedevano le cime innevate e proseguendo sulla strada c’era un ghiacciaio. La prima volta che ho visto uno. Quanta bellezza intorno a noi sul tetto del mondo. Sosta a Gyantse per la visita del monastero Palkhor Chode che è l’unico monastero nel Tibet dove ci sono i monaci che appartengono alle diverse scuole del Buddismo tibetano. Kumbum stupa fa parte del complesso ed è la prima cosa che attira l’attenzione per la sua altezza e lo stile architettonico. Ha nove livelli con 108 cappelle, numero magico tibetano, dove si possono ammirare i dipinti murali, le statue di Buddha e vari protettori. Gino ricorderà questo posto per le due capocciate che ha preso, prima molto forte, seconda un po’ meno. E così, tra una capocciata al altra, alla sera siamo arrivati a Shigaze. La città abbastanza grande e caotica alla quale siamo ritornati. Il giorno dopo sotto la pioggia partenza verso la montagna ancora più alta. Un viaggio di cinque ore che ci ha dato il colpo finale. L’altezza oltre 4000 metri si sentiva, fatica a camminare su una piccola salita era tanta ed il respiro affannoso. Il paese dove si trova il monastero Sakya è tutto in ricostruzione, in breve sicuramente sarà più frequentato dai turisti e cambierà il volto. Sakya è il più antico monastero in Tibet e ha una impressionante biblioteca. Non si sa il numero dei libri che si trovano in una stanza con altissime pareti tutte ricoperte dei libri. Difficile immaginare un posto così. Non potevamo immaginare neanche che al ritorno ci toccherà attraversare in macchina un torrente che ha cancellato la strada con la quale siamo arrivati. Un finale avventuroso a lieto fine grazie alla bravura del nostro autista. Tashilhumpo a Shigatse è stato l’ultimo monastero visitato. Fondato dal Primo Dalaj Lama e residenza dei diversi Panchen Lama di cui, devo ammettere, non ne sapevo quasi nulla. Ho letto di uno che è stato prigioniero per quattordici anni dei cinesi e quando e tornato al monastero è morto, per i cinesi d’infarto e per i tibetani avvelenato. Alla domanda rivolta alla guida, come è morto, mi ha fatto il segno “bocca cucita”. In un paese occupato situazione è quella e il dovere dei viaggiatori è raccontare la realtà. |