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La storia di questa mia prima esperienza un po' più seria legata al poker inizia con una decisione di visitare una fiera a Budapest. La stessa era del tipo chiuso, cioè riservata soltanto alle persone che si sono iscritte e l'iscrizione doveva essere confermata dall'organizzatore. Appena avuto la conferma per la mia partecipazione, ho prenotato l'albergo e ho comprato i biglietti online per il mio volo. Purtroppo, non sono riuscito a trovare un volo low-cost e così la scelta è andata su Lufthansa, con un prezzo non proprio basso. Qualche giorno dopo aver organizzato tutto, un mese in anticipo rispetto all'evento, ecco una sorpresina: l'organizzatore mi informa che all'interno della fiera ci sarà un torneo di poker riservato soltanto ai partecipanti. Per qualificarsi c'erano a disposizione dieci tentativi, tornei freeroll online su due siti diversi. I primi cinque di ogni torneo si qualificano direttamente per giocare a Budapest. Un'occasione per me da non perdere.

Si giocava il martedì ed il mercoledì, e per questo che ho perso alcune partite della Champions League, ma alla fine non mi è dispiaciuto per niente. Ho scaricato i due software necessari per poter giocare e lo stesso giorno li ho provati nel modo dimostrativo per familiarizzare con le procedure del gioco. L'inizio alle 21:00 di sera, abbastanza comodo in quanto, dopo essere tornato dall'ufficio, riuscivo a cenare e a riposare un po'. Ed è arrivato il primo torneo. Ero eccitatissimo, come un bambino nel primo giorno della scuola. L'adrenalina a mille. Non so come mai, era tutto gratis, cioè non potevo perdere soldi, ma sentivo moltissimo l'atmosfera di un avvenimento importante. Siamo partiti in 43, distribuiti in modo più uniforme possibile su 5 tavoli, in quanto su un tavolo possono stare un massimo di 10 giocatori. Quando il numero scendeva a 40, l'applicazione eliminava un tavolo e spostava quelli rimasti sugli altri.

Quella prima sera non mi è andata male; sono arrivato dodicesimo, molto meglio che le quattro, cinque sere successive dove non riuscivo a scendere sotto il ventesimo posto. Ma dopo la metà dei freerolls cominciavo a sentire che la mia sicurezza e la fiducia in me stesso stava crescendo. Sono riuscito una volta ad arrivare sul tavolo finale, tra gli ultimi dieci e piazzarmi al settimo posto, non sufficiente per essere promosso. E così sono arrivato all'ultimo torneo, l'ultima possibilità di qualificarmi. Ad essere sincero, sono stato anche un po' fortunato; eravamo in pochi, soltanto 23 e alla fine sono arrivato primo, cioè ho vinto quel torneo e mi sono qualificato per il torneo dal vivo. Ma anche qui non posso non dire la verità; quando siamo rimasti in cinque, cioè tutti con l'obbiettivo raggiunto, sembrava che soltanto io avessi avuto voglia di giocare un po' sul serio. Tutti gli altri andavano subito all-in, come se volessero finire il prima possibile, tanto non cambiava niente.

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La schermata dall'ultimo torneo e l'ultima mano dove ho vinto.

E' andata nel modo migliore; ho giocato tutti e dieci i tornei, che era fantastico per avere più esperienza possibile, e sono riuscito a conquistare il posto tanto desiderato a Budapest. Ho fatto delle giocate brutte e buone, e ho cercato sempre di analizzarle per capire meglio i meccanismi, per comprendere cosa ho fatto bene e cos'è andato storto. Ero contento, anche se il piazzamento finale non era soddisfacente, quando non commettevo dei brutti errori, ero arrabbiato con me stesso quando uscivo per le stupidaggini che commettevo. Alla fin fine, il poker è un gioco, si di abilità, ma dipende anche molto dalla fortuna e uno deve essere cosciente del fatto.

Il problema è che in pratica non esistono le mani vincenti, e io sono uno a cui piace la sicurezza, perciò questo mi turba concettualmente. Ed il fatto che finalmente sono riuscito ad accettare questa realtà mi ha fatto sentire come una crescita personale. Vi racconto una mano sfortunata. Avevo una coppia di assi e ho tribettato, cioè ho scommesso tre volte il massimo importo scommesso fino alla mia chiamata da un giocatore. Uno dopo di me ha tribettato la mia scommessa e visto che con quello arrivavo a metà del mio stack, ho fatto un all-in. Il mio avversario ha accettato la sfida ed ha mostrato un asso e un re. Ero nettamente avanti, quasi al sicuro. Se usciva un asso, io li avevo già due e lui uno solo; se usciva un re, io avevo già una coppia più forte. L'unica mia piccola paura era una scala da parte sua. Siamo arrivati al river e lui con quella ultima carta non poteva più fare la scala. Io già festeggiavo quando ho visto che tutte le fisches andavano a lui e io ero fuori. Ma come è possibile? Ho aperto l'archivio della mano (si possono vedere tutte le mani precedenti) e ho capito che lui aveva vinto con il colore. Durante lo sfoglio delle carte comuni non consideravo nemmeno questa possibilità in quanto le sue due carte erano dei semi diversi, ma giù sono venute 4 carte di cuori e lui aveva il re dello stesso seme.

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