Kurdi |
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Dopo la partita di carte sul terrazzo coperto dell'albergo, la stanchezza ha fatto il suo e tutti si sono ritirati nelle camere, ma io avevo voglia di stare dieci minuti da solo e così mi sono fermato a godermi l'aria fresca della notte, la splendida luna piena che illuminava la cittadina di Dogubayazit e sottolineava la grandezza e lo splendore del Monte Ararat che si estendeva a nord. Ma i turchi sono un popolo curioso e socievole a cui piace comunicare con gli ospiti e così uno dei dipendenti del hotel, un kurdo, si è seduto al mio tavolo con la solita domanda della mia provenienza, del mio mestiere e così via. Scambiate le principali informazioni personali la conversazione si è spostata verso il problema dei Kurdi ed il loro rapporto con il governo turco, che vagamente già conoscevo. Mi è stato raccontato che alle scuole della zona, con la forte maggioranza kurda, non si insegna il kurdo, che si cerca in ogni modo di sopprimere la cultura e le usanze di questo antico popolo che vive in quelle zone da secoli, del genocidio non soltanto del loro popolo, ma anche degli Armeni che sono stati trattati ancora peggio. In effetti, il nonno del mio interlocutore nascondeva il fatto di essere di origine Armena per la paura di essere ucciso e soltanto pochi attimi prima della sua morte ha confessato questo ai suoi nipoti. L'unica apertura del governo, ultimamente introdotta, è nel permettere l'uso della lingua kurda nelle zone abitate da loro: mi ha spiegato che prima si poteva finire in prigione se si era colti dalla polizia o dai militari mentre si parlava in strada o in qualche locale la propria lingua madre. Un racconto drammatico ed appassionato. Avevo sostenuto la tesi che adesso, nel tentativo della Turchia di entrare nell'Unione Europea, le cose sicuramente andranno meglio è che dovranno essere riconosciuti i diritti delle minoranze. Ho avuto una risposta molto secca: "It's too late!" - "E' troppo tardi!". Un'affermazione implicita che la pentola è arrivata ad ebollizione e che sta per scoppiare da un momento ad altro. Sono rimasto per un attimo senza parole, valutando il mio interlocutore - vuole soltanto impressionarmi oppure... Gli ho detto che secondo me le cose possono essere risolte anche in modo diplomatico e che sono contro la violenza, specialmente se questa è diretta contro i civili innocenti, riferendomi chiaramente agli atti terroristici. Ha detto che anche a lui non piacciono le vittime, ma… e io ho ribadito che non esiste, dal mio punto di vista, nessuna giustificazione per un ma. Finiti nel "kör sokak", come i turchi chiamano una strada senza uscita, sostenendo ognuno le proprie ragioni, ho deciso di lasciar perdere il tentativo di convincerlo di avere torto e di cercare di capire le sue motivazioni. Facendo l'ipotesi che sua moglie ed i suoi figli fossero le vittime di un attentato terroristico, gli ho chiesto come vivrebbe una tragedia del genere. Mi ha risposto che la sua famiglia è anche il suo popolo e che lui è pronto a sacrificarla per la libertà della propria gente. Una risposta un po' sconvolgente per me, assolutamente non condivisa, ma mi ha dato una spiegazione che mancava nel mio bagaglio culturale e che mi ha aiutato a comprendere, ma non s giustificare, certe cose che avevo visto nel passato. Vi ricorderete sicuramente i grandi festeggiamenti in molti paesi, prevalentemente arabi, dopo la distruzione delle Torri Gemelle a New York, l'11 Settembre 2001. Non riuscivo a capire come qualcuno può gioire della morte di 3000 persone innocenti, di cui sicuramente molti erano musulmani, vista la multietnicità dell'America, cioè i fratelli di quelli che festeggiavano la loro morte. Adesso ho la risposta: i nostri valori sono diversi. Mi chiedo se anche i nostri antenati vedevano le cose in questo modo. Se la risposta a questo mio quesito è un sì, con lo sviluppo della civiltà ed i benefici che la nostra quotidianità ci riserva, lo stomaco pieno, il tetto sopra la testa, la possibilità di accedere alle informazioni, di viaggiare, i valori cambiano, diventano più umani e si allontanano, probabilmente, da quelli primordiali. |