Passeggiata22 Giugno 2011 |
SpaziOso
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Ci siamo alzati alle 5:00 di mattina, o di notte, come si preferisce. Un buio pesto. Ricordandomi il freddo della sera precedente mi sono vestito bene con un cappello invernale che copre le orecchie. I guanti non li ho portati dall'Italia, purtroppo. Nel mezzo, dello stesso tipo di ieri sera, ci hanno dato anche le coperte che hanno aiutato moltissimo. Questa volta eravamo in 8, ma con l'autista c'era anche un altro uomo di scorta, entrambi con i fucili. Ci hanno spiegato che è una precauzione ma che durante gli anni di servizio non hanno mai sparato. Siamo partiti e il freddo cominciava a sentirsi. Uno dei partecipanti, un signore di una sessantina di anni si è presentato in T-shirt, pantaloncini corti e sandali. Appena siamo partiti si è reso conto dell'errore che ha commesso. Si è avvolto la coperta infilando dentro anche la testa. Il viaggio è durato quasi un'ora. Ci hanno portato, così ha detto la guida, in una zona ricca di animali, dove si possono vedere i Big Five. Una sensazione eccitante, la prospettiva di trovarsi vicino ad un leone, oppure ad un elefante senza la protezione della macchina. La passeggiata ha avuto inizio. Davanti due guide (io mi aspettavo uno davanti e uno dietro) e noi otto in fila indiana, uno dietro l'altro. Subito in lontananza abbiamo visto delle giraffe e zebre, ma la luce era ancora debole. Un'ora di passeggiata e niente, tranne qualche uccello. La guida ci mostrava le tracce di un elefante, le feci bianche di una iena, ma degli animali nemmeno una traccia. Verso le sette è sorto il sole. Bello stare là, godersi il panorama mattutino africano, sentire gli odori che vestivano la mattina, ma io voglio vedere qualche animale. Pausa. Le guide tirano fuori succhi di frutta, biscottini, cracker e anche sotillette. Visto che probabilmente nessuno aveva fatto colazione prima di partire, tutti, volentieri allungano le mani, ma a me quei quindici minuti sembravano una perdita di tempo. Finito il rinfresco ci dirigiamo verso la macchina e finalmente sulla strada c'è una giraffa, abbastanza vicino. Già praticamente arrivati alla macchina, la guida ci fa il segno di stare zitti. Ci sono due rinoceronti a 20 – 30 metri da noi. No, sono tre! Scatti, a decine. Bellissimo. Emozionante. Si girano, come se volessero posare per noi. Non devo arrivare al massimo dello zoom per avere i loro volti in primo piano. Cominciano ad allontanarsi e noi a salire in macchina. Partiamo. Sono a una cinquantina di metri da noi e ci seguono parallelamente. Ma mi accorgo che dietro di loro ci sono anche tre giraffe, e tutti iniziano a correre. Le giraffe diventano quattro e poi cinque. Cinque giraffe, due rinoceronti, otto turisti e due guide che si muovono tutti nella stessa direzione, sincronizzati, sembrano avere la stessa meta. Mi sembra una scena al rallentatore, vedo i minimi dettagli dei movimenti mentre li seguo con la mia macchina digitale in modalità video. Soltanto per gli ultimi cinque minuti di quella mattina valeva intraprendere il viaggio da Italia a Kruger.
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