Soweto19 Giugno 2011 |
SpaziOso
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Mi sono svegliato alle 8:00 e sono uscito nel giardino davanti alla nostra camera per fumarmi una sigaretta. Era una stupenda giornata soleggiante ma fredda, meno di dieci gradi. Il tassista con il quale abbiamo concordato la gita a Soweto è arrivato un po' in anticipo e ha aspettato pazientemente che finissimo la nostra colazione. Come aveva promesso, si è presentato con una macchina a 7 posti e stavamo comodi. Prima di arrivare a Soweto ci siamo fermati nelle vicinanze per goderci lo stupendo stadio dove si sono svolti i mondiali di calcio l'anno scorso. La particolare struttura che somiglia ad una ciotola in ceramica splendeva sotto i raggi del sole mattutino. Arrivati a Soweto, il primo posto che siamo andati a vedere era la casa di Nelson Mandela, oggi diventata un museo. Già prima di arrivare il nostro tassista ci ha raccontato tante cose su Mandela, con tanta passione e con tanta ammirazione per la sua lotta contro l'apartheid. Il museo è un po' deludente in quanto molto piccolo, con poche foto della famiglia di Mandela e l'arredamento dell'epoca dei suoi genitori. Ad un centinaio di metri di distanza si trova anche la casa dove oggi abita un altro grande protagonista della recente storia Sudafricana, il Premio Nobel, arcivescovo sudafricano Desmond Tutu. Nella zona molto frequentata dai turisti non potevano mancare le bancarelle e abbiamo incontrato anche un uomo di gomma che riusciva ad assumere certe posizioni che una persona normale non riesce nemmeno a immaginare. Per una piccola mancia si è esibito per noi in un piccolo spettacolo. Ci siamo fatti consigliare dal nostro accompagnatore per quanto riguarda i posti da vedere e così siamo finiti nel museo multimediale che porta il nome di Hector Pieterson, una delle vittime degli scontri di Soweto del 1976. Un posto dove uno può ripercorrere tutta la storia di apartheid, della lotta della popolazione nera per le libertà, molto istruttivo. Quello che mi è rimasto impresso nella mente è una foto di uno dei fondatori di apartheid, ovviamente bianco, accanto alla quale erano riportate le sue parole: "E' necessario che i negri siano istruiti perché in questo modo capiranno da soli che il modo di vita europeo non è fatto per loro". Durante il nostro soggiorno ci siamo accorti che ci sono ancora oggi delle persone bianche che pensano così e che l'era di razzismo non è ancora del tutto finita. Non esistono dei divieti legali come una volta, ma ci sono molti posti dove non si vedono le persone di colore. Il tempo passava velocemente e l'ultimo posto da visitare era la chiesa cattolica Regina Mundi, uno dei punti di riferimento per i combattenti contro il razzismo negli anni 80, dove tenevano le loro assemblee segrete e si nascondevano dalla polizia e dai soldati di regime. Siamo arrivati appena dopo la messa di domenica e la chiesa e i dintorni erano ancora pieni di gente. Anche di Soweto non abbiamo visto molto, ma comunque siamo riusciti a recarci in qualche posto interessante e importante. Finita la visita via all'aeroporto con una breve sosta in albergo per recuperare i bagagli. A Tambo, come si chiama l'aeroscalo di Jo'burg, quest'ultimo è il nome abbreviato di Johannesburg. Abbiamo affittato la macchina per i prossimi 10 giorni, una SUV, Nissan X-Patrol, con un navigatore satellitare e ci siamo diretti verso Nelspruit, una città a circa 300 km a est di Johannesburg dove dovevamo pernottare. In Sudafrica si guida a sinistra e ci è voluto un po' di tempo per abituarci, ma dopo due, tre giorni già andavamo alla grande. |