Lontano da Cuba

di Jose Latour
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Titolo dell'originale: Outcast, 1999
Letto nell'agosto 2009

Ho iniziato a leggere questo libro durante la vacanza estiva in Croazia, in spiaggia sotto l'ombrellone. Perfetto! Facilmente leggibile, interessante ed intrigante. Il libro ha circa 340 pagine e dopo due giorni di lettura ho consumato oltre due terzi della storia. Purtroppo, avvicinandomi alla fine cominciava a piacermi un po' di meno, si assomigliava sempre di più ai soliti thriller americani, quelli da due soldi. Così ci ho messo 5 giorni a finirlo e un ottimo voto che avrei dato all'inizio è sceso gradualmente verso un sufficiente - buono. Peccato, perchè prometteva davvero tanto. Ma vediamo un po' la storia.

Elliot Steil è un cubano nato prima della rivoluzione comunista di Fidel Castro, da un matrimonio misto: la mamma cubana e papà americano. Cresciuto tra Cuba e gli Stati Uniti, più precisamente in Florida, ha avuto una bella e tranquilla infanzia. Nella sua età adolescenziale il padre lascia la madre e lui rimane con lei a Cuba, sotto il regime in quanto nel frattempo è scoppiata la rivoluzione. Nell'età adulta fa l'insegnante di Inglese in una scuola superiore e non se la cava bene nella società che sospetta di tutti, specialmente se hanno avuto un padre americano. Si dedica al suo lavoro, alle donne e spesso anche alla bottiglia di rum, sognando di scappare via da Cuba per poter vivere degnamente la sua vita. E un giorno gli capita una strana occasione per scappare negli Stati Uniti. Gli si presenta un uomo dicendogli di essere un amico di suo padre che è defunto poco tempo prima e che per il rimorso di non avere supportato suo figlio durante la sua vita ha chiesto a questo uomo di portarlo in Florida. Si parte da Havana con uno yacht.

Fino a questo punto un romanzo proprio tranquillo ma molto bello, con le descrizioni della vita quotidiana cubana e tutte le problematiche e le umiliazioni che un abitante di Cuba deve affrontare per andare avanti. Visto che nel 2005 ho trascorso due settimane in questo paese, il libro mi è piaciuto ancora di più perchè riconoscevo certi posti dove si svolgevano gli avvenimenti. Dalla menzionata attraversata nello yacht inizia il thriller, colpi di scena, inizialmente molto convolgenti e interessanti, ma verso la fine del libro diventano un po' forzati, prevedibili e già visti, scusate letti. Ho capito il motivo di tutti i guai di Elliot almeno 50 pagine prima di lui e questo per un thriller non è il massimo. Sembra che lo scrittore non ha avuto l'ispirazione a sufficienza per finire in grande stile. Comunque, sotto l'ombrellone non è tanto male.

Lo scrittore è un cubano, nato nel 1940. In questo libro, il suo primo in inglese (precedenti erano ovviamente in spagnolo) descrive in modo poco superlativo la vita a Cuba, ma anche oggi vive a Cuba. Ed è questo che mi fa nascere in modo spontaneo la domanda: ma come mai riesce a criticare il regime e stare ancora in libertà? Addirittura, è il presidente degli scrittori thriller d'America. Molti a Cuba per molto meno finivano in prigione. Da una mia piccola indagine risulterebbe che era un membro dell'establishment cubano ed ecco la ragione per la quale a lui è stato permesso qualcosa che normalmente agli altri è fortemente vietata: criticare la rivoluzione.

Si sarebbe recato alla prima stazione di polizia e avrebbe raccontato la sua storia. Il nome di quel bastardo era davvero Gastler? Lui aveva visto solo una patente di guida, una carta di credito e un biglietto da visita probabilmente con false generalità per evitare di lasciare tracce all'hotel e al noleggio della macchina a Cuba. L'assassino aveva pagato in contanti al Floridita e al Morambon. Aveva sentito che nel tentativo di aiutare i cittadini americani di aggirare le leggi del ministero del Tesoro, gli ufficiali dell'immigrazione cubana non timbravano i passaporti, così era anche possibile che avesse utilizzato un passaporto falso, esaminato frettolosamente.

Correndo con forbici