La regina dei castelli di carta

di Stieg Larsson
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Titolo dell'originale: Luftslottet som sprängdes, 2010
Letto nel marzo 2011

Purtroppo il terzo ed ultimo episodio della trilogia Millenium è quello che mi è piaciuto di meno. Come vi ho già scritto nei post precedenti, i primi due libri sono stati un'autentica rivelazione e addirittura il secondo mi è piaciuto più del primo (contrariamente a quello che pensa la maggior parte dei lettori). Per quanto riguarda "La regina dei castelli di carta" (episodio finale della trilogia), non saprei cosa dirvi. Può darsi che non ero io in fase di lettura e come si sa essere concentarti su quello che si sta leggendo è di fondamentale importanza per una piena comprensione del testo. Questa volta mi è capitato di perdermi nel racconto, il perché, non saprei dirvelo. Di solito quando leggevo i libri di Larsson non mi capitava di abbandonare il libro per un paio di giorni, ero talmente curiosa di sapere il seguito che leggevo ovunque e a qualsiasi ora del giorno. Mentre leggevo quest'ultima parte, non solo ho lasciato perdere per qualche giorno la lettura, non avevo manco la curiosità di scoprire il seguito.

Come ben sapete il mio personaggio preferito è quello di Lisbeth Salander detta Sally. Per qualche motivo, a me decisamente sconosciuto, l'autore ha deciso di farla passare in secondo piano e ha fatto la stessa cosa con il secondo protagonista, Mikael Bloomkvist. Ora, ditemi voi la logica di questa scelta perché io non ci arrivo. Come se stessi leggendo un libro completamente diverso con dei nuovi protagonisti e così mi sono trovata a dover collegare un grande numero di personaggi nuovi. Francamente è stato stancante, per non parlare del fatto che la trama risulta essere complessa, le spie che spiano le spie, metteteci pure le inchieste giornalistiche, pirateria informatica, la storia della costituzione svedese, il rapporto dello stato svedese con gli immigrati eccetera. Il risultato: che confusione! Come se non bastasse alcune parti della storia vengono ripetute molte volte (per me si tratta di ripetizioni inutili).

Anche la parte finale è stata deludente. Da tante pagine il lettore si aspetta il processo di Lisbeth contro lo stato svedese, tutto il libro è scritto in modo tale da creare suspense sulle pagine finali e poi, dopo che il lettore si impegna a capire i vari collegamenti (per circa settecento lunghe pagine) ed è pronto a partecipare al processo come se lui stesso fosse dentro quell'aula, in poche righe, tutto finisce: in modo molto scontato e banale. Ottocento pagine ma di tante se ne poteva fare a meno! A posto di Larsson avrei fatto delle scelte narrative diverse. Nel complesso la trilogia rimane una bella storia, scritta da una penna, comunque magistrale. Peccato per la forzatura dell'ultimo libro. Tante pagine di noia e delusione.

Castelli di rabbia